Il Cristo immolato è risorto per amore. di P.Bevilacqua

Il Cristo immolato è risorto per amore. di P.Bevilacqua

Amici, la Chiesa, come voi sapete, (con la quaresima) apre la grande preparazione pasquale.

La quaresima è la “spina dorsale” del cristianesimo. Quando studiamo la storia della Chiesa noi vediamo che la prima liturgia, il primo culto, è centrato sulla Pasqua, che è l’immolazione di Cristo e la resurrezione di Cristo: è centrato immediatamente sopra una preparazione pasquale. La pagina di Vangelo che avete ascoltato (Mt. 4, 1-11) e una delle più mirabili pagine umane. Il più grande genio russo moderno (*) dice che in questa pagina è prospettata tutta la storia dell’umanità. 

Come il Cristo ha operato alla redenzione?  Lottando, soffrendo, morendo.

La pagina che abbiamo letto quest’oggi è proprio un anticipo della passione. Il Cristo si mostra qui il gigante che lotta, che concepisce la vita come una lotta, non come una distensione. 

Ma il metodo della redenzione che cosa è stato da parte del Cristo?  Assumere la situazione umana, cioè diventare simile a noi in tutto fuorché nel peccato. Se leggete bene la pagina del Vangelo di quest’oggi, voi vedete che il Cristo si colloca, mettendosi nel deserto, nelle situazioni più paurose e più dolorose nelle quali ci troviamo noi. Il deserto che cos’è prima di tutto? La solitudine, il tormento della solitudine. E voi sapete che è una delle note su cui insistono di più la filosofia moderna e la letteratura moderna: il tormento della solitudine. Il Cristo l’ha voluto assumere nel deserto. 

Secondo tormento. E’  la stessa pagina del Vangelo che ce lo dice, ma non più nel primo Evangelista, Matteo, bensì nel secondo, Marco: la vicinanza delle bestie selvagge, il contatto con la bestialità, il tormento di sentire vicino a noi delle Creature che tante volte ci portano in basso e ci minacciano.

Terzo tormento, che noi troviamo nel Vangelo di quest’oggi: la fame. il Vangelo lo dice: ebbe fame dopo 40 giorni nel deserto. e voi sapete che la fame non è semplicemente un tormento delle viscere, ma un tormento dello spirito, una degradazione dello spirito. L’ho patita per un anno in un campo di prigionia. E capisco che cos’è la tragedia dei popoli che si rivoltano contro l’Occidente perché hanno fame. Perché la fame è una distruzione del nostro essere. 

Ultimo, più  formidabile nemico, contro cui lotta  Cristo: Satana. Noi abbiamo un bel sorridere: (e ve l’ho detto tante volte, nelle migliaia di volte che vi ho parlato in questa chiesa). E’ povertà di intelligenza il credere che è l’unico essere al mondo sia l’uomo. Mentre il Vangelo arricchisce la nostra creazione, arricchisce persino la visione scientifica contemporanea, che ci porta ad ingrandire l’universo. Esso ci dice che ci sono delle creature, e ce n’è una che essendo diventata nemica di Dio, è diventata nemica dell’uomo. Perché l’uomo è stato creato ad immagine di Dio. 

Qui abbiamo le magnifiche tentazioni, che sono proprio la nostra storia, la storia personale di ciascuno di noi e la storia di tutte le tragedie collettive. Perché ci siamo scannati reciprocamente nella vita? Perché soffriamo tanto nella vita? Perché l’uomo è stato sedotto dalle tre tentazioni di cui vi parla il Vangelo di quest’oggi. La tentazione della sazietà, la più paurosa, la più insidiosa. La maggior parte degli uomini vedono nella ricchezza e nel possesso la sazietà a tutti i bisogni umani…. la tentazione dell’avventura, del buttarci nel vuoto punto Che cos’è la situazione di tanta povera gente anche nel pensiero? L’esperienza del vuoto. Anche la libertà, come la concepito e tante volte, non è un vuoto, un orientazione negativa, ma ha un orientazione positiva.

La tentazione del dominio a tutti i costi, del soggiogare gli altri e del soggiogarli nelle forme più abiette: l’adorazione dell’uomo per dominarlo. Questi falsi umanesimi parlano del servizio dell’uomo, mentre non sono che la dominazione dell’uomo. Ecco il Vangelo di quest’oggi. Ci sarebbe da parlare un anno. La parola di quel pensatore, il più grande genio russo contemporaneo (*): “c’è dentro tutta la storia dell’uomo”, vi dice la luce che c’è nel Vangelo. Ebbene, il Cristo ha lottato contro questi nemici. la Pasqua che cosa deve diventare per noi? Il trionfo su questi nemici. il trionfo sulla solitudine. Ricordatelo figlioli: finché siete giovani, finché avete il fascino, tutti i fascini, della giovinezza (e fate bene a goderli), avete intorno a voi mille satelliti. Quando invecchierete capirete che cosa vuol dire l’esser soli nella vita. Finché godete, mille amici. Provate ad essere distesi sopra un letto di dolore, come è successo (ho davanti agli occhi delle figure dei nostri giovani della Pace). Allora tutto si dirama. La solitudine! Ebbene, il Cristo, nella Pasqua che cosa vi dice? Voi avete sempre un’amicizia che vi sta vicino. L’Eucaristia, vista nella luce della Pasqua, Che cos’è? E’ un’amicizia che è vicino a noi, è dentro di noi, ci compenetra. Magnifica è la parola che dirà il Cristo: “Io resterò con voi fino alla fine dei secoli”. Il superamento della solitudine. Ricordatelo bene, Pensateci, prima di abbandonare il Cristo. Figlioli, davanti a tutte le seduzioni che voi vi sentite tante volte. un amico come lui non lo troverete mai. Un amico che per voi vada sulla croce viva e che vi dica io ti sarò fedele sempre, in tutti i momenti della vita, voi non lo troverete mai. La Pasqua che cos’è ? il superamento della fame, necessariamente. Voi vedete il vuoto dei popoli sazi. 

Sono usciti, anche recentemente, studi sui popoli nordici. Questi popoli, che hanno tutto, hanno la tristezza, hanno il vuoto. Uno scrittore inglese scriveva recentemente (mi pare di averlo letto in una rivista: non ricordo neanche più chi sia): i popoli nordici hanno tutto, ma la canzone fiorisce a Napoli. Che bella questa parola! La tristezza é dei nordici! La delinquenza giovanile come ricerca ed esperienza perché sono sazi di tutto. La noia, che è proprio la punizione, il vuoto della vita! E la Pasqua invece che cos’è? E’ la pienezza della vita. Una vita che si divinizza. Ed ecco il trionfo sulla bestialità. avete capito? La Pasqua che cos’è? Il tirarci fuori dalla bestialità per divinizzarci,  per andar vicino a Cristo, per amare come amato Cristo, per costruire come ha costruito Cristo, per portarci all’eternità come ci ha portato questo. e la Pasqua che cos’è soprattutto? La vittoria sopra la morte. la morte che è portata, noi lo vediamo nelle tentazioni di quest’oggi, dalla sazietà, dalla sete del dominio, che ha dominato, soprattutto in quest’ultimo secolo, nelle forme più spaventose. Vedete che ricchezza è il Vangelo! Come dobbiamo ritornare al Vangelo! E la Quaresima In fondo non è che questo esporvi il Vangelo. ogni giorno le pagine più belle del Vangelo passano.

Figlioli, io termino supplicandovi! 

Quando sentirete la tentazione di abbandonare Cristo ricordate che non vi restano che queste quattro strade: la strada della solitudine, la strada della fame, la strada della bestialità e la strada più vile, che é la strada di chi adora la creatura invece del Dio vivo e vero. 

Capite la Pasqua! Non è solo la Resurrezione di Cristo: é la Resurrezione nostra.
Preparatela seriamente, non con dei riti esteriori, ma con una rinnovazione dell’animo! E sentirete che cosa vuol dire avere sulla nostra vita il sigillo del Cristo Vivo immolato per amore e risorto per amore! 

P. Giulio Bevilacqua

da “Quattro Omelie” II Edizione 1967
(*) Fëdor Michajlovič Dostoevskij

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