Cari parrocchiani: Questa é la notte…

Cari parrocchiani: Questa é la notte…

Siamo italiani «fragili» e «sonnambuli» nella società in crisi. Pochi mesi or sono il 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese/2023 descriveva la popolazione più rassegnata a una prospettiva di irrimediabile declino. «La società italiana sembra affetta da “sonnambulismo”, precipitata in un sonno profondo del calcolo raziocinante che servirebbe per affrontare dinamiche strutturali dagli esiti funesti». I dati parlano chiaro, ma il «sonnambulismo» «non è imputabile solo alle classi dirigenti: è un fenomeno diffuso nella “maggioranza silenziosa” degli italiani».

Dalla Treccani impariamo: «sonnàmbulo agg. e s. m. (f.-a) [dal fr. somnambule, comp. del lat. Somnus “sonno” e ambulare “camminare”]. Che, o chi, è affetto da sonnambulismo. Attività automatica motoria che si svolge di regola nella prima parte della notte, durante il sonno non REM, al di fuori di un efficace controllo della coscienza e della memoria, e secondo schemi abbastanza complessi e coordinati; è relativamente frequente nell’infanzia, in cui acquista significato patologico come sintomo di nevrosi (analogamente alla sua manifestazione nell’adulto) solo se si ripete con grande frequenza».

Recentemente un vescovo, rivolgendosi ai giovani della sua diocesi, li esortava: «Non siate sonnambuli». E noi? Il citato Censis sostiene che oggi si punta più al «lasciar essere, l’autonoma possibilità – specie per le giovani generazioni – di interpretare lavoro, investimenti, coesione sociale, senza vincoli collettivi». A me sono ritornate nella mente e nel cuore le parole di un canto di Taizè: «De noche iremos, de noche, que para encontrar la fuente: solo la sed nos alumbra, sololo la sed nos alumbra». «Di notte andremo, di notte, per trovare la fonte: solo la sete c’illumina, solo la sete ci guida». Non sonnambuli. Piuttosto ci serve essere (almeno un po’) nottambuli. Non certo di una notte qualsiasi… Del resto chissà quante cose abbiamo per la testa, quanti problemi, quante preoccupazioni…

E proprio lì veniamo raggiunti da un annuncio di luce: «Questa è la notte!». C’è ancora spazio dentro di noi per questo annuncio? Stiamo concludendo un’altra quaresima: ci ha sempre più avvicinato a Dio? È ora di Pasqua: sarà una ripetuta occasione che ci vedrà attenti alla sua Parola? Abbiamo bisogno di ricomprendere la vita, una avventura aperta sul mondo e verso l’eternità. C’è sempre da migliorare, singolarmente e collettivamente, ma anche questo è Pasqua. Se nella nostra comunità incontriamo il chiacchiericcio, la gelosia, la prepotenza, l’incapacità di prendere posizione per il bene comune, l’appropriazione di spazi e servizi, non possiamo essere né spaventati, né rassegnati, trascinandoci da sonnambuli. «De noche iremos, de noche»: il cammino da compiere è certamente molto e i nostri limiti sono altrettanti, ma cerchiamo di fare del nostro meglio, aiutandoci con reciproco sostegno, incoraggiamento e amicizia. Senza atteggiarci a supereroi, abbiamo mosso alcuni passi nella geografia viva della nostra UP.

Ci segnano tante ombre, crisi di vario genere, tuttavia quante fiammelle (come nella grande Veglia Pasquale) si accendono a illuminare le notti. Nella grammatica dell’ascolto dei gruppi parrocchiali abbiamo sperimentato un gioco di squadra. Ancora di più lo stiamo facendo in Consiglio Pastorale nella rilettura dei dati e nell’elaborazione dei percorsi di crescita. A questo modello non possiamo venir meno, anzi è necessario renderlo un tratto di qualità della nostra comunità cristiana.

Nei mesi scorsi il vescovo Domenico Sigalini (a maggio sarà tra noi per la Confermazione dei nostri ragazzi) scriveva: «Non ci facciamo incantare da soluzioni di mercato, abbiamo bisogno di ripensarci uomini fino in fondo, carichi di dignità, dotati di grandi capacità di solidarietà. Vogliamo mettere al centro la persona, orgogliosi di poter scavare in questa nostra umanità che Dio ci ha regalato, tutte le qualità di vita che, rinforzate dalla fede, sapranno essere all’altezza di ogni difficoltà. Soprattutto non vogliamo pensare solo a noi: ci sta a cuore ogni uomo, prima di tutti i poveri; e sappiamo che, se partiamo da loro, le nostre crisi si risolvono al meglio».

La lettura della locale realtà pastorale ci sta portando a determinare alcune scelte di formazione per il prossimo futuro, in modo che l’uomo di oggi si interroghi ancora sul messaggio di Cristo, riesca a vederlo come dono necessario alla sua felicità e lo viva. Si tratta di far crescere una «spiritualità dell’impegno» che eviti una dimensione puramente pragmatistica. Riusciremo a costruire tirocini di servizio alla realtà resi solidi dalla dimestichezza con la Parola e il magistero della Chiesa?

Io scommetto che ne saremo capaci. «De noche iremos, que para encontrar la fuente». In Gesù il Vivente c’è la sorgente di ogni luce, acqua, pane e ideali necessari ai nostri giorni e alle nostre notti. Sia dunque Pasqua, sua e nostra. Affettuosi auguri alla vostra famiglia, ai gruppi parrocchiali che donano forze e competenza, a tutta la comunità dell’UP Bevilacqua.

d. Agostino

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